Questa sera mi sono perso.
Da casa, a piedi per Neukölln, vado al Schwarze Truhe, un negozio di vestiti vintage di seconda mano: tanta spazzatura anni '70, cappelli bizzarri e vestiti da donna improbabili.Al Schwarze Truhe non ci trovo nulla di interessante questa volta (più sicuro e affidabile è il Garage a Schöneberg), è presto, decido di perdermi nelle strade che si aprono tra Neukölln e Treptow.
Cammino lungo il canale, prendo strade sconosciute, evito i parchi, e, dopo una mezzora di vagabondaggio urbano, mi ritrovo a Weserstraße, una strada che conosco bene: qui c'è il SilverFuture ("Kings And Queens And Criminal Queers"), un bar dove mi trovate quasi ogni settimana.
Insomma Weserstraße è una strada familiare, eppure, muovendomi verso Hermannplatz, scopro un nuovo locale, il Freies Neukölln.
Entro. La prima sala, poche persone, è noiosa: un pub anonimo. Sto per andarmene, ma, attraverso una porticina, vedo una sala: buia, illuminata solo da candele e, nella luce delle candele, scorgo tanti ragazzi che leggono, scrivono, lavorano al computer, accampati sulle sedie come in un camping in una notte d'estate.
Alle pareti, ora che gli occhi si abituano, appaiono scritte colorate. Dicono Occupy Neukölln. In un angolo c'è un tavolo illuminato con una luce artificiale. È l'unico.
Scelgo un tavolino vuoto, vicino a una ragazza. Ha tre candele con sé, si accorge che io sono al buio, e, prese le tre candele una a una, si avvicina e mi dice "così è meglio, no?".
Lei scrive e io leggo Berlin - Alexanderplatz. E mentre Alfred Döblin racconta di Franz Biberkopf in giro per Mitte, io, al buio di Neukölln, prendo il mio taccuino e comincio a scrivere.
A lume di candela.